Ministero dei Beni delle Attivitą Culturali e del Turismo Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali

Dotazione

Dotazione libraria della Biblioteca Universitaria di PaviaLa storia del progressivo arricchimento della Biblioteca è complessa e interessante. Fin dall'inizio fu intento dei bibliotecari fornire i migliori strumenti a sostegno dello studio e della ricerca che si svolgevano in Università, secondo l'impostazione illuministica che aveva determinato la fondazione. Un esempio concreto di questa politica bibliotecaria fu l'arrivo a Pavia dei circa tremila volumi duplicati appartenuti alla libreria del medico e bibliofilo svizzero Albrecht von Haller acquistata, al tempo della fondazione, dal Governo austriaco grazie al quale sono giunti in Biblioteca anche i volumi appartenuti al conte Carlo Pertusati.

Fu inoltre subito chiaro che un rigoroso aggiornamento scientifico era possibile solo attraverso i periodici e gli atti delle accademie: furono allora assicurati gli abbonamenti alle "Philosophical Transactions" della Royal Society di Londra, al "Journal des Sçavants", agli Atti della prussiana Societas Regia Scientiarum (fondata nel 1700), dell'Accademia di San Pietroburgo (1724), dell'American Philosophical Society (1743). La completezza di queste raccolte rende preziosa e nota la Biblioteca agli studiosi di storia delle scienze per i quali costituisce una fonte di fondamentale importanza.

Un incremento di opere classiche fu assicurato con l'assegnazione, nel 1784, di oltre cinquemila volumi provenienti dalla Biblioteca del conte Karl Firmian, già governatore della Lombardia. Altre opere importanti in campo umanistico, anche se non in gran numero, giunsero con il trasferimento, a più riprese, di volumi provenienti dai conventi soppressi in periodo giuseppino e napoleonico. Comunque, fino al secondo Ottocento, le nuove accessioni furono funzionali alla specializzazione scientifica della Biblioteca: vanno ancora ricordati gli acquisti delle biblioteche botaniche di Giuseppe Moretti (1855) e, in parte, di Santo Garovaglio (1884) e gli acquisti di libri di medicina finanziati dalla cospicua rendita del patrimonio lasciato dal medico Joseph Frank, destinata a quello scopo.

Il fondo autonomo più importante, acquistato nel 1893, è la Biblioteca di Alfonso Corradi, medico, professore e rettore dell'Università, singolare figura di erudito e bibliofilo; essa si compone di una sezione di storia della medicina (circa quattromila volumi e settemila opuscoli) e di una storico-letteraria (circa seimila volumi e altrettanti opuscoli), ricchissima di edizioni della Crusca, di epistolari, di storie municipali. Proprio questa sezione umanistica veniva a colmare le lacune del patrimonio bibliografico dell'Istituto che in quel tempo si avviava ad estendere la sua disponibilità ad una più vasta cerchia di studiosi. Dall'inizio del XX secolo la fonte primaria di incremento sono stati gli acquisti correnti. Da circa un ventennio, poi, in considerazione dell'impossibilità di tener dietro, con le attuali disponibilità economiche, alla produzione bibliografica nelle varie discipline, e in base a una diversa valutazione dei compiti di una Biblioteca pubblica statale, vengono acquistati soprattutto grandi repertori bibliografici e opere di consultazione generali e specialistiche.

Restano da segnalare le acquisizioni di manoscritti. Nel 1840 Pier Vittorio Aldini, professore di Archeologia e Numismatica nell'Università, vendette alla Biblioteca la sua raccolta di oltre trecento codici; essa costituì il primo nucleo del fondo che da lui prende il nome, ed è composto di manoscritti medievali e umanistici e, in piccola parte, moderni, vari per argomenti e provenienza, parecchi dei quali di notevole importanza. Occorre citare almeno: l'Enchiridion di S. Agostino, del secolo XI; gli Opuscula moralia di Albertano da Brescia, del secolo XIII, uno dei codici più antichi e importanti dell'autore; una Miscellanea musicale francese del secolo XV che documenta una fase di transizione nella tecnica di notazione; un erbario del secolo XIV, ricco di illustrazioni a piena pagina, studiato ed edito; una Divina Commedia del secolo XIV, appartenente all'"antica vulgata". Alcuni codici contengono pregevoli miniature. Nel 1861 furono acquistati i manoscritti già appartenuti allo storico pavese Giuseppe Robolini, raccolta che comprende codici e carte sciolte frutto degli studi, in molti casi inediti, di eruditi pavesi dal XVI al XVIII secolo (Bernardo Sacco, Girolamo Bossi, Siro Severino Capsoni, Siro Comi): essa costituisce la parte più importante del fondo Ticinesi, che nel 1874 fu arricchito di un'intera nuova sezione con i manoscritti, di vario argomento, del medico Giovanni Capsoni. Da segnalare la ricca raccolta di autografi che comprende lettere (o brevi scritti) di Alessandro Volta, Pietro Metastasio, Ugo Foscolo, Vincenzo Monti, Camillo Cavour, Giuseppe Garibaldi, ecc. Resta infine da accennare alla cospicua raccolta di incunaboli, tra i quali si segnalano le opere di Lattanzio stampate a Roma nel 1468 da Sweynheym e Pannartz e l'Hypnerotomachia Polyphili stampata da Aldo Manuzio nel 1499. Infine sono ben rappresentati i primordi della tipografìa pavese.