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Fondo Aldini



Biblioteca Universitaria di Pavia: Aldini 339. Antonius De Butrio, In librum quintum decretarium commentarij cum repetitione ad Librum de Imperio et jurisdictione. Cart., sec. XV, c. 1rLe vicende che portarono alla costituzione del fondo presero avvio nell’ottobre del 1830 in seguito alla decisione di Pier Vittorio Aldini di vendere, per ragioni finanziarie, la sua collezione di manoscritti. Luigi Lanfranchi, allora direttore dell’Universitaria, conoscendo il valore della raccolta, cercò in tutti i modi di acquistarla e chiese perciò un aiuto finanziario al viceré del regno lombardo-veneto. Cominciò così una fitta trattativa con il governo austriaco che portò nell’ottobre 1840 alla concessione di un contributo straordinario per l’acquisto dei manoscritti in questione. Nel frattempo il Lanfranchi aveva fatto approntare dall’Aldini stesso il catalogo dei manoscritti antichi e moderni da lui posseduti. Nell’ottobre del 1840, la collezione venne quindi venduta dall’Aldini al governo di Lombardia e da questo trasmessa alla Biblioteca. L’anno successivo l’Aldini cedette anche i manoscritti da lui raccolti dopo il 1831.

Se è abbastanza semplice individuare i codici che l’Universitaria acquistò dall’Aldini, pur considerando il fatto che alcuni sfuggirono alla catalogazione fatta in occasione della vendita perché ceduti in un momento successivo, è invece estremamente complesso stabilire la provenienza degli altri manoscritti conservati a tutt’oggi nel fondo. Alcuni, contrassegnati per la gran parte con un numero progressivo attribuibile alla stessa mano, provengono quasi sicuramente dalla abbazia di San Pietro in Ciel d’Oro e dalle altre congregazioni religiose soppresse in epoca giuseppina: furono quindi incamerati dalla Biblioteca in epoca anteriore alla vendita Aldini, e confluirono inizialmente nel patrimonio librario dell’istituzione. Altri, invece, furono donati da alcuni illustri pavesi dell’epoca o acquistati dalla Biblioteca nel corso del XIX secolo, come rilevò Luigi De Marchi, promotore nel 1894 della catalogazione degli 582 codici del fondo.

Il fondo, infatti, presenta un'estrema varietà sia nella datazione dei codici in esso conservati, sia nelle loro tematiche. Se per i manoscritti più antichi si deve risalire fino al secolo XI, periodo cui appartengono due volumi miscellanei contenenti scritti scelti di padri della Chiesa, per quelli più recenti si giunge alla seconda metà del XIX secolo. Tra gli argomenti prevalgono senza dubbio gli scritti di carattere religioso: dai brani della Bibbia ai messali, ai breviari, ai libri di preghiera, alle opere di carattere ascetico e agiografico; in questo ambito appaiono degni di una particolare menzione:

  • un manoscritto di 81 carte con la trascrizione dell’Enchiridion di Sant’Agostino risalente all’XI secolo (collocazione: Aldini 52)
  • Missale secundum consuetudinem Romanae Curiae a doppia colonna con iniziali miniate, del XIV secolo (collocazione: Aldini 327).

Da segnalare anche i manoscritti musicali, alcuni dei quali di grande pregio:

  • Miscellanea musicale francese risalente al XV secolo (collocazione: Aldini 362)
  • Cantate di Alessandro Scarlatti (collocazione: Aldini 423).

Non mancano gli scritti di diritto e quelli di filosofia, tra cui un’Ethica di Aristotele (collocazione: Aldini 557), ricca di iniziali decorate, risalente al XV secolo, e alcuni altri suoi testi trascritti in una Miscellanea armena databile tra XI e XIV secolo (collocazione: Aldini 178 -179).

Numerosi inoltre i manoscritti di carattere storico:

  • monografie relative alle singole città italiane, come l’Historia rerum mediolanensium, codice del XVI secolo donato da Giuseppe Robolini all’Universitaria nel 1836
  • scritti di storia ecclesiastica di Ottavio Ballada come il manoscritto del XVIII secolo De antiquitate sanctae ticinensis ecclesiae (collocazione: Aldini 177).

Importanti infine due erbari:il primo, ricco di illustrazioni colorate, appartiene al XIV secolo; l’altro, del secolo successivo, è in realtà un piccolo atlante botanico con riproduzioni di fiori ed erbe ottenute con il metodo illustrato da Leonardo da Vinci nel Codice atlantico conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.

Tra le opere non provenienti dalla originale collezione di Aldini, ma di sicura attribuzione, è sufficiente ricordare la donazione fatta nel 1834 da parte di Defendente Sacchi di un’edizione a stampa dell’opera di Pierre Laromiguière, Leçons de philosophie ou essai sur les facultés de l‘âme, (Parigi, Brunot-Labbe, 1815; collocazione: Aldini 443), ricca di aggiunte e correzioni autografe dell’autore, e quella fatta l’anno precedente da Agostino Reale, professore ordinario di diritto generale austriaco allo studio pavese, degli Statuta Mercadantiae mercatorum Papiae (collocazione: Aldini 188), un codice del XIII secolo di grande importanza per lo studio della storia pavese.

 

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Elenco dei manoscritti Aldini digitalizzati

Vedi i manoscritti Aldini catalogati in Manus

Nota biografica di Pier Vittorio Aldini