Bertolino de Pontecorono e i suoi consanguinei compaiono ripetutamente nella documentazione dei Lombardi corleonesi. Il padre e i numerosi fratelli hanno dimora a Corleone, mentre Bertolino, pur essendo spesso presente presso la famiglia, ha i propri centri di interesse altrove.
Il documento qui esposto è quello finora più noto e riguarda la fase finale di un processo subito da Bertolino de Pontecorono, di Corleone, abitante a Pisa a seguito di un’accusa di pirateria. Siamo ai primi anni della guerra del Vespro ed egli, secondo alcuni trapanesi, Tommaso Mustazolo, Federico Guercio, Bartuccio Mazarella, li avrebbe assaliti "cum quadam galea armata de gente Pisanorum" presso Pantelleria, mentre si trovavano "in quadam barcha eorum onerata oleo", sottraendola loro insieme con tutto il carico. La sentenza è emessa a Palermo il 14 dicembre dell’anno 1284 in mancanza degli accusatori, che non si erano presentati davanti al giudice per ribadire le proprie accuse e non avevano spiegato i motivi della loro assenza. Durante lo svolgimento del processo l’imputato si era dovuto recare per affari urgenti e improrogabili in Toscana e per questo aveva presentato come garanti Francesco de Cosmerio, Salvo de Salicedo, Manfredo de Mirualdo e Orlando Cavallo.
I legami di Bertolino e della sua famiglia con Pisa emergono con chiarezza da molti altri documenti, soprattutto da quelli inediti e finora mai segnalati nella stessa città toscana. Più difficile ipotizzare, al di là dei vincoli commerciali, l’origine pisana dei de Pontecorono.
La scelta di una ciurma pisana mette comunque Bertolino in relazione con il circuito filo svevo in Italia, in quanto Pisa, al pari dei Lombardi di Corleone, era decisamente schierata con la famiglia imperiale.