Ministero dei Beni delle Attivitą Culturali e del Turismo Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali

Guido Crainz, Il Sessantotto sequestrato

Salone Teresiano

14 marzo 2018 - Presentazione nuove pubblicazioni

Mercoledì 14 marzo ore 17.00

«Nella storia d’Europa dei decenni successivi, il ’68 non ci appare tanto rilevante per quel che avvenne a Parigi oppure a Torino, a Berlino, a Milano o a Trento, quanto per i traumi e i rivolgimenti che segnarono quell’area del l’Europa “sequestrata” dall’impero sovietico».

Guido Crainz

A distanza di cinquant’anni dal simultaneo manifestarsi dei movimenti di contestazione del ’68 in tante parti del Vecchio continente, iniziamo forse a comprendere che per la sua storia successiva sono rilevanti soprattutto i rivolgimenti, i traumi e i processi che segnarono la Cecoslovacchia, la Polonia e altre aree dell’Europa «sequestrata» dall’impero sovietico, per dirla con Milan Kundera. Per molti versi quei rivolgimenti rappresentarono uno spartiacque: la conferma definitiva che il «socialismo reale» non era riformabile. I processi che attraversarono allora quest’area furono solo apparentemente stroncati a Praga dai carri armati del Patto di Varsavia e in Polonia da una brutale offensiva di regime che assunse violenti toni antisemiti, provocando l’esodo di una ricca comunità intellettuale e di una parte significativa degli ebrei rimasti nel paese dopo la Shoah. In realtà, pur nel modificarsi di prospettive e di visioni del mondo, si dipanano da allora alcuni esili e al tempo stesso straordinari fili che portano al 1989, passando per Charta 77 in Cecoslovacchia o per il Kor e Solidarność in Polonia. Eppure, in quel fatidico ’68, i giovani, gli intellettuali e i rinnovatori di quei paesi, i sostenitori di un «socialismo dal volto umano», non trovarono nei movimenti studenteschi dell’Occidente quel solidale sostegno che sarebbe stato necessario. Né lo ebbero dai partiti comunisti europei. Perché? E perché in molte ricostruzioni storiche complessive ha prevalso spesso una sostanziale rimozione di questi aspetti? A queste domande e a questi nodi rispondono i contributi del libro: il saggio di apertura di Guido Crainz; quelli di Pavel Kolář, WlodekGoldkorn, Nicole Janigro, Anna Bravo; e i documenti di studenti e intellettuali di allora, con le successive testimonianze di personalità come JiříPelikán, Adam Michnik, ZygmuntBauman.

Guido Crainzcon il suo libro e le sue riflessioni apre il ciclo d’incontri Tutta colpa del ’68?, aspettando la Mostra Una storia militante, in Salone Teresiano mercoledì 14 marzo alle ore 17. Modera l’incontro Elisa Signori

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